Come si trucca una geisha – Oshiroi make up

Lo scorso settembre, grazie a Miriam Bendìa, ho avuto l’opportunità di partecipare al festival “A Geisha Day” del quale sono state ospiti tre geisha e una maiko. L’intento della manifestazione è stato quello di portare in Italia e raccontare, per la prima volta, la figura della geisha e le tradizioni della cultura giapponese. Una cultura che, seppure immersa totalmente nella modernità, lascia spazio agli elementi che hanno caratterizzato moltissimi aspetti della sua vita passata. La figura della geisha è parte integrante della storia del paese e, attraverso la sua arte, ne racconta l’evoluzione. Arte, appunto.

La parola geisha è composta da due kanji: 芸 (gei) che significa “arte” e 者 (sha) “persona”. La traduzione letterale del termine, in italiano, è quindi “artista” o “persona d’arte“. La loro intera esistenza è totale devozione allo studio della musica e del canto, delle tradizioni culturali del loro paese. Tutto in loro trasmette grazia e bellezza: ogni gesto è misurato e antico, appena accennato, sospeso nel tempo. 

La bellezza delle geisha rappresenta canoni lontanissimi da quelli occidentali: è la storia che vogliono raccontare a prendersi tutto lo spazio. Il corpo, gli abiti, i gesti, il trucco, le espressioni contribuiscono a rendere accurata e realistica questa narrazione.

Il rituale del trucco, l’oshiroi make up, è estremamente complesso e rappresenta un vero e proprio mutamento: è in quel momento che la donna smette di essere “solo” umana e si trasforma in divinità, in artista, in sacerdotessa dell’arte.

Prima di cominciare, le geisha si prendono un momento per concentrarsi: da quel momento in poi non potranno permettersi di sbagliare perché questo comprometterebbe l’intera riuscita dell’operazione. Solo alla fine indosseranno il kimono, differente nei colori e nelle decorazioni a seconda della stagione, del grado di preparazione della persona, della sua età. E poi, chi sarebbe così pazzo da rischiare di macchiare della seta purissima?!?

Cominciano scaldando vigorosamente fra le mani il bintsuke, una cera profumata che ha il compito di distendere i tratti del viso e fungere da fissante per la pasta bianca. E’ una fase fondamentale: la stendono prima sulla parte anteriore del collo e sulle spalle e poi proseguono lungo il viso, come a voler cancellare le pieghe naturali della pelle.

Successivamente applicano il fondotinta bianco, oshiroi appunto: è una mistura di polvere di riso e acqua che viene mescolata fino ad ottenere una pasta bianca. 

Viene spalmata su viso e collo con moltissima cura grazie all’aiuto di un pennello. L’eccesso di prodotto viene rimosso usando una grande spugna che viene tamponata su viso, collo e decolleté: in questo modo si avrà l’impressione che stiano indossando realmente una maschera. Colorano anche il retro del collo lasciando nudi due spicchi di pelle che formano una V: questo dettaglio è estremamente sensuale per i giapponesi, accende l’immaginazione, come una promessa che nessuno manterrà.

Applicano un pigmento rosso intorno agli occhi, sugli occhi e fino quasi alle guance, sfumandolo molto delicatamente verso l’esterno. Il resto del volto rimane eburneo.

La quantità e la violenza del colore rosso raccontano il grado di esperienza della geisha: più vivace per le maiko (le apprendiste), più accennato per le geisha.

Definiscono le sopracciglia con una matita nera e sottolineano gli occhi con eyeliner e mascara. Ehi, usano quello in penna! Anticamente ricorrevano al carboncino ma con l’evoluzione della cosmesi anche per loro è diventato più semplice truccarsi.

Punto finale e focale è il trucco delle labbra. Il rossetto tradizionale che usano per dipingerle è creato apposta per loro da esperti artigiani e si chiama Kyo beni, rosso di Kyoto. Disegnano le labbra con un pennellino sottile e procedono a riempirle in modo differente a seconda del loro status: alle maiko (apprendiste) è concesso di colorare solo il centro del labbro inferiore. Solo a compimento del loro corso di studi potranno colorarle interamente.

Terminano la loro vestizione indossando una parrucca o acconciando i loro capelli e infine indossano il kimono. Le maiko (apprendiste) usano più decorazioni, hanno un trucco più marcato e le stoffe dei loro abiti tradizionali sono più esuberanti. Questo perché non hanno ancora raggiunto l’apice della loro formazione: l’attenzione deve essere spostata su questi dettagli. Una volta diventate artiste il loro aspetto diventa più sobrio e delicato.

Piccole curiosità che ho scoperto sulle geisha:

– Le prime geisha erano uomini. I taikomochi vivevano nelle corti dei daimyo, i signori feudali. Intrattenevano gli ospiti ed erano consiglieri personali. Con il tempo furono totalmente soppiantati dalle donne che erano più graziose e più dotate nelle arti.

– La formazione e l’apprendistato per diventare una geisha dura cinque anni. Si studiano musica, danza, teatro, trucco, letteratura, poesia, calligrafia, il cerimoniale tradizionale previsto dall’etichetta giapponese e cultura generale per poter affrontare agevolmente ogni tipo di conversazione.

– Le maiko, durante il loro apprendistato, devono seguire regole molto severe quando sono in pubblico: per esempio non possono usare lo smartphone.

[A Geisha Day si prepara per una nuova edizione! Hai la possibilità di sostenere il festival facendo la tua donazione qui ]